NON ESISTE UN DIRITTO DEL CONIUGE AL RAPPORTO SESSUALE SENZA CONSENSO. CASS. N. 25814/2025

A CURA DELL'AVV.LAURA BUZZERIO
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INDICE
1) INTRODUZIONE;
2) IL CASO: "SONO TUA MOGLIE, MA NON VOGLIO FARLO"
3) LA SENTENZA;
4) L'IMPORTANZA DELLA SENTENZA;
5) CONCLUSIONI;
6) ATTENZIONE, PERO…
*****
Hai fretta? Andiamo dritti al sodo:
1️⃣ Il consenso prima di tutto ✋❤️
👉 Anche tra coniugi, il rapporto sessuale richiede un consenso pieno, attuale e convinto. Il matrimonio non implica un diritto automatico sul corpo dell'altro.
2️⃣ La Cassazione parla chiaro ⚖️📝
👉 Con la sentenza n. 25814/2025, la Suprema Corte esclude ogni "diritto potestativo" al sesso nel matrimonio: nessuno può imporre rapporti, nemmeno il coniuge.
3️⃣ Rispetto sì, obbligo no 🧠🔄
👉 L'intimità è parte della vita coniugale, ma un rifiuto prolungato e ingiustificato può avere effetti legali (addebito). Tuttavia, non giustifica mai la costrizione.
1. INTRODUZIONE
Nel 2025 si discute ancora – purtroppo – se un coniuge possa "pretendere" un rapporto sessuale solo perché sposato. Come se il matrimonio conferisse un "diritto" automatico sul corpo dell'altro.-
La Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio fondamentale: nessuno, nemmeno il coniuge, può costringere l'altro ad avere rapporti sessuali se manca un consenso pieno, attuale e convinto.
Sposarsi non significa consegnare il proprio corpo in modo
definitivo, né rinunciare al diritto di dire "no" – oggi, domani o sempre.
Il sesso, anche nella coppia, deve essere frutto di desiderio reciproco, non di
obbligo o paura.
E questo principio vale per entrambi i sessi: è bene chiarirlo fin da subito.-
2. IL CASO: "SONO TUA MOGLIE, MA NON VOGLIO FARLO"
La vicenda riguarda una donna che ha denunciato il marito per averla costretta, più volte, a subire rapporti sessuali, con annesse pratiche non convenzionali, contro la sua volontà.-
L'uomo, difendendosi, sosteneva che "tra marito e moglie certe cose non si negano", e che si trattasse, in fondo, di un "dovere coniugale".-
Si dice spesso che "tra moglie e marito non si metta il dito". Ma qui è intervenuta la Cassazione – cui si era rivolto l'uomo dopo la condanna in appello – che ha chiarito una volta per tutte che il comportamento fatto di insistenze, pressioni e violenza morale non solo è inaccettabile, ma penalmente rilevante..-
3. LA SENTENZA
Con la sentenza n. 25814 del 14 luglio 2025, la Terza Sezione Penale della Cassazione ha confermato la condanna. E ha scritto nero su bianco una frase che vale più di mille dibattiti:
«Deve in ogni caso escludersi, anche in condizioni normali, l'esistenza di un diritto potestativo del marito al soddisfacimento dei propri istinti sessuali nei confronti della moglie».
In parole semplici: il sesso non è un "diritto a senso unico", nemmeno tra chi è sposato. Serve sempre il consenso. Sempre. Non basta vivere insieme. Non basta dire "ma siamo marito e moglie". Se l'altra persona non vuole, è no.-
Nel nostro ordinamento il matrimonio non implica un consenso permanente ai rapporti sessuali, quello che comunemente viene chiamato "marital rape", contrario ad ogni forma di civiltà e di rispetto.-
4. L'IMPORTANZA DELLA SENTENZA
Questa sentenza – che richiama anche la n. 46051/2018 – non è solo un atto giudiziario. È un messaggio forte, culturale e civile: l'intimità non è mai obbligo. È libertà, rispetto, scelta. Sempre.
Anche se vivi con qualcuno. Anche se lo ami. Anche se sei sposato da vent'anni.
La Corte ha affrontato un caso in cui l'uomo pretendeva un "diritto
al sesso" in quanto marito. Ma il principio stabilito va ben oltre il
matrimonio: vale per ogni relazione.
Vale tra conviventi, tra fidanzati, tra giovani magari ancora minorenni, tra
partner dello stesso sesso.
Vale per tutti, senza eccezione. Perché non è il tipo di legame a
determinare il diritto al rispetto, ma la persona in quanto tale.
Chi pensa che il legame affettivo dia un "diritto" sul corpo
dell'altro, deve aggiornare la propria visione delle relazioni.
Chi invece subisce pressioni, deve sapere che la legge è dalla sua parte..-
5. CONCLUSIONI
In un'epoca in cui si parla – giustamente – di violenza domestica e
relazioni tossiche, questa sentenza ci ricorda una verità fondamentale:
non c'è amore, né diritto, dove manca il rispetto.
Il consenso sessuale non è un dettaglio. È la base di ogni
relazione sana.
E oggi, lo afferma in modo cristallino anche la Cassazione: nessuno può
rivendicare il sesso come se fosse un dovere. Nemmeno un marito (e nemmeno una
moglie).
6. ATTENZIONE, PERO'….
Attenzione, però: se è vero che non esiste un obbligo giuridico di avere rapporti sessuali, è anche vero che esiste un dovere generale di contribuire alla comunione materiale e spirituale della vita coniugale, e la sfera sessuale ne fa parte.
Un rifiuto ingiustificato e prolungato di condividere
l'intimità può, in determinati casi, portare all'addebito della separazione.
Ma questa è un'altra storia, molto diversa da quella affrontata nella sentenza
n. 25814/2025
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