LEGITTIMO IL DINIEGO CITTADINANZA PER REATI DEI FIGLI. TAR LAZIO N. 15681/2024

15.07.2025
disclaimer: l'immagine è puramente illustrativa
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A CURA DELL'AVV.LAURA BUZZERIO

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INDICE

1) INTRODUZIONE;

2) LA DECISIONE DEL TAR;

3) CONCLUSIONI.-

*****

Hai fretta? Andiamo dritti al sodo

1️⃣ La richiesta di cittadinanza 🇮🇹
Una donna chiedeva la cittadinanza italiana nel 2015, ma il Ministero dell'Interno rigettava la domanda nel 2018 a causa dei gravi reati commessi dai figli durante la convivenza familiare (spaccio, estorsione, guida in stato di ebbrezza, ecc.) 👮‍♂️💊🚗

2️⃣ La decisione del TAR ⚖️
Con sentenza n. 15681/2024, il TAR Lazio confermava il diniego, ritenendo legittimo valutare anche la condotta dei familiari conviventi per stabilire l'affidabilità del richiedente 👨‍👩‍👦‍👦📉

3️⃣ Responsabilità e coesione sociale 🛡️
Il TAR chiariva che non si attribuisce responsabilità penale alla madre, ma si valuta il contesto familiare in un'ottica preventiva, per tutelare l'ordine pubblico e la coesione della comunità 🏛️🤝

1. INTRODUZIONE

Una donna presentava nel 2015 domanda di concessione della cittadinanza italiana per naturalizzazione ai sensi dell'art. 9, comma 1, lett. f), della legge n. 91/1992.
Nel 2018, il Ministero dell'Interno rigettava la richiesta, motivando il diniego con le plurime e gravi condanne penali riportate dai figli della richiedente (tra cui spaccio di stupefacenti, estorsione, guida in stato di ebbrezza e ricettazione), tutte commesse durante la convivenza familiare.-

La donna impugnava il provvedimento davanti al TAR Lazio, lamentando il difetto di motivazione, l'irragionevolezza e la violazione del principio di responsabilità personale, sostenendo che i reati commessi dai figli non potessero ricadere su di lei né incidere sul suo grado di integrazione nella comunità nazionale.-

2. LA DECISIONE DEL TAR

Con la sentenza n. 15681 del 2024, il TAR Lazio ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità del diniego.-

Il Tribunale ha ricordato che la concessione della cittadinanza è un atto altamente discrezionale, che presuppone un giudizio prognostico di affidabilità e integrazione del richiedente nella comunità nazionale.-

In questo contesto, l'Amministrazione può considerare anche la condotta dei familiari, soprattutto quando i reati:

  • sono gravi e reiterati;
  • si sono verificati nel periodo di osservazione decennale;
  • coinvolgono soggetti conviventi stabilmente con il richiedente.-

Il Tar ha chiarito che non si tratta di attribuire responsabilità penali alla madre per i reati dei figli, ma di valutare se l'intero nucleo familiare rifletta condizioni di affidabilità, rispetto della legge e adesione ai valori dello Stato.-

3. CONCLUSIONI

Il comportamento dei familiari, specie se conviventi e penalmente recidivi, può legittimamente essere valutato come indice di inaffidabilità e ostacolo al riconoscimento della cittadinanza.-

Il principio della responsabilità penale personale, pur restando valido, non impedisce che, sul piano amministrativo, si valutino i contesti familiari e relazionali, in un'ottica preventiva e di tutela dell'ordine pubblico e della coesione sociale.-

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