SCRIVE MAIL AL SINDACO, CHIAMANDOLO CETTO LA QUALUNQUE, ASSOLTO. CASS. N. 37104/2025

A CURA DELL'AVV.MICHELEALFREDO CHIARIELLO
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INDICE
1️⃣ IL FATTO;
2️⃣ IL CASO;
3️⃣ LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE;
4️⃣ CONCLUSIONI.-
Hai fretta ? Andiamo dritti al sodo:
1️⃣ Non è diffamazione chiamare un Sindaco "Cetto La Qualunque" se l'espressione rientra nella critica politica e nella satira 🎭🗣️
2️⃣ La Cassazione chiarisce: conta il contesto, non il fastidio del politico. Niente insulto gratuito, sì alla critica pungente 🔥⚖️
3️⃣ Sindaci, accettate la satira; cittadini, evitate gli insulti. La democrazia vive anche di ironia… ma senza scadere nell'offesa 🚫💬✨
*****
1️⃣ IL FATTO
Può una mail inviata al Sindaco, aperta con l'espressione "all'attenzione del Signor Cetto La Qualunque", integrare il reato di diffamazione?.-
La vicenda nasce durante le settimane iniziali della pandemia Covid-19, quando un cittadino, dopo l'arrivo improvviso del Sindaco e di una delegazione comunale per "verificare" presunte regole non ancora vigenti, decide di scrivere una mail, polemica, che così iniziava: «All'attenzione del Signor Cetto La Qualunque…».-
2️⃣ IL CASO
Il cittadino era stato condannato in primo grado e poi in appello per diffamazione, perché l'appellativo richiamava l'ormai iconico personaggio comico corrotto, clientelare, retrogrado, interessato solo al proprio tornaconto, interpretato da Antonio Albanese.-
L'accusa: paragonare un Sindaco a un politico caricaturale e amorale significherebbe ledere la reputazione istituzionale del primo cittadino.-
3️⃣ LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE
Per la Cassazione, nel caso di specie, l'appellativo rivolto al Sindaco non costituisce un attacco gratuito e diffamatorio finalizzato a screditarne la figura umana o professionale. Esso si inserisce, piuttosto, nella critica al suo operato tecnico-amministrativo, mediante il riferimento ironico – e palesemente satirico – a un personaggio di fantasia noto nell'immaginario collettivo. Una modalità espressiva graffiante, certo, ma che rientra pienamente nell'alveo della satira e della critica politica legittima.-
Il principio di diritto, semplice e potente:
Chiamare un politico "Cetto La Qualunque", in un contesto di critica politica, non è diffamazione.-
È satira, è libertà di espressione, è critica legittima, a patto che:
- non si inventino fatti falsi,
- l'espressione sia collegata a comportamenti pubblici,
- non si tratti di un attacco gratuito alla persona.-
4️⃣ CONCLUSIONI
La decisione n. 37104/2025
della Cassazione non promuove l'insulto:
promuove il diritto alla critica e alla libertà di espressione,
soprattutto quando indirizzata a chi ricopre un ruolo pubblico e agisce
nell'esercizio delle proprie funzioni.-
In altre parole: un Sindaco non può pretendere di essere trattato come un privato cittadino qualunque, ma deve accettare anche la satira pungente, se riferita al suo operato pubblico.-
La stessa Corte CEDU lo ripete da anni: chi riveste un ruolo politico deve tollerare una critica più aspra, pungente, ironica, anche feroce.-
Sindaci, se siete davvero convinti del vostro operato, sorridete di più: anche la critica più pungente, feroce, corrosiva, irridente fa parte del gioco democratico, quando riguarda il vostro agire pubblico.-
Cittadini, però, attenzione: questa sentenza non è un lasciapassare per offendere chi amministra. La critica anche decisa, graffiante, provocatoria, sferzante è legittima; l'insulto gratuito, personale e fine a se stesso, no.-
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