NON PUNIBILE AVVOCATO PUBBLICO CHE PER CARENZE ORGANIZZATIVE, NON RIESCE A GESTIRE TUTTI I FASCICOLI. CDA LECCE N. 727/2025

A CURA DELL'AVV. MICHELEALFREDO CHIARIELLO
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INDICE
1️⃣
LA QUESTIONE
2️⃣ IL FATTO
3️⃣ LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI LECCE (N.
300/2025)
4️⃣ LA SENTENZA DELLA CORTE D'APPELLO DI LECCE
(N. 727/2025)
5️⃣ CONCLUSIONI
Hai fretta ? Andiamo dritti al sodo:
1️⃣ ⚖️ Carichi di lavoro insostenibili – L'avvocato pubblico, con oltre 700 cause su tre tribunali diversi (Lecce, Taranto e Brindisi), non può garantire la presenza ovunque nello stesso giorno. Le carenze di organico rendono il rispetto di ogni udienza un'impresa impossibile.
2️⃣ 💼 Salute e responsabilità – Nonostante un grave trauma vertebrale e limitazioni fisiche documentate, il legale ha continuato a difendere l'Ente. Punirlo per questo significa ignorare la realtà umana e professionale del lavoro pubblico.
3️⃣ 📚 Discrezionalità tecnica dell'avvocato – Il giudice riconosce che l'avvocato può scegliere quali cause trattare con priorità, se non vi sono danni o decadenze. Non è negligenza, ma gestione razionale del carico difensivo.
*****
1️⃣ LA QUESTIONE
Può un avvocato pubblico essere punito per aver scelto quali udienze seguire prima, in mezzo a centinaia di cause, tribunali diversi e un organico ridotto all'osso?
Quando il lavoro
supera i limiti umani, e tra Lecce, Taranto e Brindisi le udienze si
accavallano nello stesso giorno, può davvero parlarsi di "negligenza"?
E se quell'avvocato, già colpito da un grave infortunio vertebrale, continua
comunque a garantire la difesa dell'Ente, pur con mille difficoltà, può essere
sospeso per cinque giorni senza stipendio?
Da queste domande prende avvio il caso in commento, in particolare sulla responsabilità dell'avvocato pubblico quando le carenze organizzative dell'Amministrazione rendono impossibile rispettare ogni scadenza da remoto e presenza costante in aula.-
Una vicenda che apre un varco nel cuore del diritto del lavoro pubblico: fino a che punto un avvocato dell'Ente è responsabile, quando è l'Ente stesso a non metterlo in condizione di lavorare?
2️⃣IL FATTO
Un avvocato in
servizio presso l'Ufficio legale distrettuale INAIL di Taranto e Lecce subiva
una sanzione disciplinare di 5 giorni di sospensione irrogata
dall'Amministrazione di appartenenza.-
Gli addebiti contestati riguardavano:
- la mancata costituzione in 33 cause presso il Tribunale di Taranto;
- l'assenza a 7 udienze;
- la sostituzione non autorizzata in una udienza con un avvocato del libero Foro.
Secondo l'Amministrazione, tali condotte integravano negligenza e trascuratezza reiterata nello svolgimento dell'attività professionale, in violazione dei doveri di diligenza, coscienza e responsabilità propri della funzione di avvocato pubblico.-
Avverso tale provvedimento, assistito dall'avvocato Massimiliano Del Vecchio, il legale dell'Ente agiva in giudizio.-
3️⃣ LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI LECCE N. 300/2025
Il Tribunale di Lecce, con la sentenza n. 300/2025 aveva ritenuto sproporzionata la sanzione comminata evidenziando come l'Amministrazione non avesse considerato le circostanze oggettive del caso, in particolare:
- l'eccessivo carico di lavoro gravante sugli avvocati dell'Ufficio;
- le gravi carenze di organico;
- la distribuzione del contenzioso su tre fori diversi e distanti (Lecce, Brindisi e Taranto, quest'ultimo a oltre 100 km).-
Infatti, dall'istruttoria era emerso che, nonostante le reiterate segnalazioni del Coordinatore dell'Ufficio, la situazione non era mai stata risolta. Ogni avvocato gestiva in media oltre 700 pratiche attive, con udienze calendarizzate negli stessi giorni in sedi differenti e distanti.-
Oltre a questa difficoltà organizzativa, oggettiva, era emerso che il ricorrente non godesse di buone condizioni di salute, avendo subito nel luglio 2019 un grave trauma vertebrale con successive limitazioni alla deambulazione e prescrizione medica di attività esclusivamente sedentaria.-
Ma il punto cruciale della sentenza è un altro: per il Tribunale salentino:
"l'attività difensiva resta affidata alla discrezionalità tecnica dell'avvocato, che deve poter valutare quali attività siano più urgenti o prioritarie.-
In presenza di carichi di lavoro eccessivi, l'avvocato pubblico può legittimamente scegliere di privilegiare le udienze o le cause più rilevanti, purché tale scelta non comporti decadenze o preclusioni processuali".-
Nel caso di specie, poi, l'avvocato si era costituito, seppure, tardivamente in tutti i giudizi, e non vi era stato nessuna preclusione o danno erariale, come riconosciuto dalla stessa Amministrazione nel provvedimento sanzionatorio.-
Alla luce di tali elementi, il Tribunale di Lecce aveva escluso che la condotta potesse qualificarsi di "particolare gravità" ai sensi dell'art. 28, comma 5, lett. b), del CCNL 1994-1997, ed aveva pertanto annullato la sanzione disciplinare.-
4️⃣ LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO DI LECCE
La Corte d'Appello di Lecce – Sezione Lavoro (Presidente e relatrice dott.ssa Caterina Mainolfi, giudice ausiliario avv. Domenico Monterisi) – con la sentenza n. 727/2025, a seguito dell'impugnazione proposta dall'Amministrazione, ha confermato integralmente la decisione di primo grado, basandosi su due punti essenziali:
- La documentazione medica dimostrava un grave problema fisico e la conseguente idoneità solo a mansioni sedentarie, con limitazione ai viaggi e alle udienze;
- Le condizioni di salute giustificavano la maggior parte delle assenze e omissioni contestate.
La Corte evidenziava,
inoltre, la grave carenza di personale e i carichi di lavoro
insostenibili dell'Avvocatura distrettuale, già denunciati da tutti i
legali e dal coordinatore.-
Le testimonianze confermavano che i professionisti godevano di una certa
autonomia gestionale: potevano organizzare la turnazione, non presenziare a
udienze di scarsa importanza o farsi sostituire, secondo il mandato difensivo e
la discrezionalità tecnica riconosciuta.-
Pertanto, non emergevano condotte negligenti o scorrette di particolare gravità ai sensi dell'art. 28 CCNL.
La Corte d'Appello di Lecce ha confermato che:
- la sanzione disciplinare era illegittima per difetto di proporzionalità;
- il dipendente aveva agito in condizioni lavorative eccezionali e documentate;
- mancava qualsiasi elemento di dolo, danno o grave negligenza;
- l'Ente non poteva punire un comportamento non colpevole, ma derivante da problemi di salute e disfunzioni organizzative.
Inoltre, la sospensione fino a 10 giorni (art. 28, comma 5, CCNL 1994-1997) è prevista solo per comportamenti di particolare gravità – come recidiva, danno grave, abbandono del servizio o falsità – condizioni del tutto assenti nel caso concreto.-
5️⃣CONCLUSIONI
L'attività difensiva
dell'avvocato non è meccanicamente predeterminata, ma implica margini
di valutazione discrezionale e tecnica propri del libero professionista,
anche quando opera nell'ambito di una Pubblica Amministrazione.-
Il difensore, infatti, deve poter graduare le proprie priorità operative in
base alla rilevanza, alla complessità e all'urgenza dei procedimenti pendenti,
nel rispetto del principio di diligenza professionale.-
Ne consegue che, in presenza di carichi di lavoro eccessivi e obiettivamente insostenibili, come dimostrato nel caso di specie:
l'avvocato pubblico può legittimamente esercitare una scelta razionale di priorità tra le varie attività processuali, privilegiando quelle che, secondo la propria valutazione tecnico-professionale, risultano più urgenti o suscettibili di produrre effetti pregiudizievoli in caso di ritardo.-
Tale condotta non integra né negligenza né inosservanza dei doveri d'ufficio, se
non comporta decadenze, preclusioni o danni per l'Amministrazione.
Diversamente opinando, si finirebbe per richiedere al difensore pubblico una
prestazione impossibile, in violazione dei principi di correttezza,
proporzionalità e ragionevolezza che devono improntare la gestione del rapporto
di lavoro e l'esercizio del potere disciplinare.-
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