DISATTIVA IL WI-FI PER PUNIZIONE, LA FIGLIA LO DENUNCIA, IL GIP ARCHIVIA

A CURA DELL'AVV. MICHELEALFREDO CHIARIELLO
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INDICE
1) INTRODUZIONE;
2) IL PROVVEDIMENTO;
3) CONCLUSIONI.-
*****
Hai fretta? Andiamo dritti al sodo:
1️⃣ 📵 Toglie il Wi-Fi alla figlia, lei lo denuncia per maltrattamenti
Un padre disattiva la connessione internet alla figlia 13enne per via del rendimento scolastico scarso. La ragazza chiama il numero di emergenza infanzia: scatta un'indagine penale.
2️⃣ ⚖️ Il GIP archivia: non è abuso, è educazione legittima
Secondo il Giudice per le indagini preliminari di Trani, il gesto del padre è un atto educativo, non un maltrattamento. Nessun elemento oggettivo a sostegno delle accuse.
3️⃣ 🧭 Educare oggi è un atto di coraggio (anche giuridico)
Il provvedimento riafferma che porre limiti ai figli non è reato, ma un dovere educativo. In un mondo iperconnesso, dire "no" è più difficile… e anche più necessario.
1. IL FATTO
Può un modem
spento scatenare un'indagine penale per maltrattamenti?
Nel 2025 sì, è successo davvero, nella bellissima Trani. E la storia – per
quanto sembri surreale – racconta una verità profonda e disarmante: educare
oggi significa esporsi. Farsi carico di conflitti. Rischiare persino una
denuncia.-
Un padre toglie la connessione a internet alla figlia per via del rendimento scolastico disastroso. La ragazzina chiama il numero di emergenza per l'infanzia. Scatta un'inchiesta per maltrattamenti aggravati.-
2. IL PROVVEDIMENTO
Il GIP del
Tribunale di Trani, Marina Chiddo, archivia il procedimento.
La motivazione è netta:
«Il racconto della minore non è risultato credibile, né supportato da elementi oggettivi».-
Anzi, il quadro che emerge è quello di un padre preoccupato, che cerca di arginare un uso compulsivo dello smartphone (fino a 10 ore al giorno) e di ristabilire un minimo di disciplina scolastica.-
Il Giudice afferma un principio fondamentale:
«Negare l'uso di internet, soprattutto in presenza di segnali di dipendenza e scarso rendimento scolastico, non configura un abuso, ma un atto educativo legittimo.».-
Quanto ai presunti ceffoni, il GIP precisa che un episodio isolato, privo di sistematicità, non può mai integrare il reato di maltrattamenti (art. 572 c.p.), che richiede una condotta abituale, oppressiva e degradante.-
3. CONCLUSIONI
Nel 2025
basta togliere il Wi-Fi per finire sotto inchiesta.
È questo il punto: la giustizia viene chiamata a decidere su ciò che, fino a
pochi anni fa, si sarebbe definito semplicemente "educazione".-
Il
provvedimento di archiviazione non si limita ad assolvere dei genitori.-
Ristabilisce un principio basilare:
educare è un diritto-dovere, non un delitto.-
Questa
vicenda, nella sua assurdità, fotografa un'emergenza educativa reale.-
In una società iperconnessa, dove ogni divieto sembra una violenza, educare
è diventato un atto controcorrente, anche coraggioso.-
🔎 Box tecnico – Il reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.)
Per integrare il reato di maltrattamenti, serve:
- Una condotta abituale (non un episodio isolato);
- Atti oppressivi, degradanti o lesivi della dignità;
- Un contesto di violenza sistematica o abuso di autorità.
La giurisprudenza è chiara: non ogni scontro familiare o gesto educativo severo integra il reato.
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